Da una parte la
platea, dall’altra i posti realmente a disposizione. Da ieri sappiamo
che dei 150mila precari della pubblica amministrazione (esclusi i
comparti scuola e sicurezza), solo 96mila sono stabilizzabili: quelli
con contratti a tempo determinato, sommando agli 86mila certificati
dall’ultimo Conto annuale della Ragioneria generale del 2011 i circa
10mila medici «scoperti» nel frattempo.
Di questi però un buon 40 per cento non ha l’altro requisito richiesto:
tre anni di contratto nell’ultimo quinquiennio. I posti a concorso per
l’anno in corso (ben pochi) e per il 2014 saranno invece non più di
12.400. Cifra che crescerà fino a quota 14.200 nel 2015 e a 17.200 nel
2016. Per un totale definitivo di 43.800 stabilizzazioni in tre anni.
Bandi solo con conti in regola
Nelle 24 pagine di decreto legge licenziato lunedì dal Consiglio dei
ministri le pagine dedicate ai precari della pubblica amministrazione
sono ben quattro. Ma per rispondere alla domanda delle domande, «quanti
precari verranno stabilizzati?», bisogna armarsi di altre leggi e,
soprattutto, di calcolatrice. È il comma 6 dell’articolo 4
(Disposizioni urgenti in tema di immissioni in servizio) a stabilire i
paletti per le singole «amministrazioni pubbliche» perché possano
«bandire procedure concorsuali per assunzioni a tempo indeterminato di
personale» «in misure non superiore al 50 per cento». Nello stesso
comma si fa però riferimento al «rispetto alla legislazione vigente».
Si tratta delle norme sul blocco del turnover che prevede quante
persone possono essere assunte rispetto a quante sono andate in
pensione. In modo indipendente dalla spending review, che prevede un
taglio del 10 per cento dei posti in organico, la normativa non è
unica. Per quanto riguarda gli enti centrali (ministeri, enti di
ricerca, università) la quota di posti rispetto al turnover è del 20
per cento per il 2014, sale al 50% nel 2015 e si completa al 100% nel
2016. Per gli enti locali e sanità invece la quota è del 40 per cento
ed è fissa fino al 2016. Escludendo scuola e sicurezza, i lavoratori
degli enti centrali sono 300mila, quelli degli enti locali e sanità
sono 1,4 milioni. Con un turnover medio del 4 per cento i numeri per le
stabilizzazioni, tenendo conto della quota prevista del 50 per cento,
sono quelli indicati all’inizio.
Si tratta comunque di previsioni ottimistiche. Perché non tengono conto
del comma 3 dello stesso articolo. Quello che premette come le
amministrazioni potranno bandire concorsi solo «verificata l’assenza di
graduatorie vigenti approvate dal 1 gennaio 2008». In pratica, la
precedenza viene data (giustamente) ai vincitori di concorso. Ma
nessuna sa quantificare quanti siano. L’altro vincolo riguarda la
possibilità di bandire concorsi solo per le amministrazioni in ordine
con i conti: sono escluse sicuramente, causa Spending review, tutte le
Province e almeno 2mila dei 9mila Comuni italiani.
Massimo
Franchi - Unita.it