Nel variegato
mondo della scuola, tra ipotesi di tagli, aumenti dell’orario di lavoro
e (questa non è un’ipotesi, purtroppo) blocco dello stipendio, una
figura emerge dalla massa dei dipendenti pubblici "stabili": il precario.
Il precario è un dipendente "atipico" che durante il suo arco di vita
lavorativa da precario viene coccolato, premiato e sempre, dico sempre,
portato ad esempio nel mondo del lavoro.
Non ci credete? Allora entriamo nel mondo del docente precario partendo
dalla fine di Agosto periodo di convocazioni.
1. Dunque, a quale altro lavoratore viene data, nel mese di Agosto, la
possibilità di avere un luogo istituzionale dove passare una bella
giornata, incontrare i colleghi, parlare, confrontarsi e
contemporaneamente fare una sauna (la temperatura media e di 42°)
rilassante nell’attesa di firmare un contratto di lavoro (o il più
delle volte di non firmarlo)? E tutto questo gratis?
2. Chi tra i cosiddetti docenti a tempo “indeterminato” ha la fortuna
di cambiare ogni anno ambiente scolastico, luogo e soprattutto
viaggiare per chilometri e chilometri per raggiungere la nuova sede di
servizio che, ogni anno, è sempre più lontana ed isolata (le sedi più
vicine vengono date ai poveri docenti a tempo “indeterminato” che sono
costretti a non godersi le meraviglie di quei paesaggi)?
3. Il docente precario trascorre l’anno scolastico leggendo gli
articoli dei giornali che lo riguardano, le trasmissioni televisive, le
interviste ai politici; tutto ruota attorno ai precari, quindi non ha
modo di annoiarsi. Inoltre i modelli lavorativi proposti non sono
certamente quelli a tempo indeterminato ma il modello precario.
D’altronde la riforma del lavoro prevede contratti lavorativi a
termine, incentivi per chi assume giovani con contratti annuali e per
gli insegnanti una miriade di graduatorie da affiancare alle
graduatorie provinciali (graduatoria TFA, graduatoria concorsone,
graduatoria Pas, ecc ecc.)
4. Il docente precario ha sempre un confronto costruttivo con i
dirigenti scolastici che cercano di togliere ogni problema al precario,
ad esempio quello di scegliere in quale periodo fare le ferie: decide
il dirigente quando darle (possibilmente durante le festività di Natale
e Pasqua) nell’ottica di una migliore qualità di vita del dipendente
precario (altro che ferie “obbligate” nei mesi estivi).
5. Ma anche quando la scuola termina ed il contratto scade, il precario
non viene abbandonato e lo Stato si prende cura dell’ ex lavoratore
fornendogli gli strumenti per un periodo di riposo dinamico e
costruttivo: giornata di socializzazione al centro per l’impiego, fila
all’INPS, corso intensivo di informatica (domande online, ricerca di
notizie sulle immissioni, convocazioni nuove graduatorie, leggi,
modifiche, tagli, esuberi ed altro) tanto da rendere il periodo di
“disoccupazione” del precario, un periodo di lavoro a tempo pieno nel
ruolo di ricercatore (ricercatore nel senso che si sta tutto il giorno
a ricercare notizie e speranze per il futuro).
6. Infine per il precario, ma solo per lui, la possibilità GRATUITA di
sviluppare la creatività. Infatti mentre tutti (o quasi) i dipendenti a
tempo indeterminato sono costretti ad oziare in spiaggia o in montagna
o in viaggio per mete di vacanza, i precari studiano il modo di far
passare tre mesi senza spendere una lira, di tirare la cinghia, di
cadere in letargo in attesa di una forma di reddito, che se fortunati,
arriverà a fine settembre/ottobre (disoccupazione, ferie non godute a
volte stipendi non pagati).
Ma volete mettere la nostra vita piena di incognite, di sacrifici, di
privazioni, di soprusi, con una vita piatta, pianificata, scontata e
noiosa?
No, assolutamente: PRECARIO E BELLO……………. (ma vivere forse è meglio).
Giuseppe Crisà
crisgppe@gmail.com